domenica, giugno 25, 2006

SPROLOQUIO


Ci sono nella vita di ogni essere vivente dei momenti tristi..momenti in cui aspetti l'arrivo provvidenziale di una frase o di una sola parola anche senza significato apparente che possa in qualche modo cambiare le cose o quantomeno la percezione relativa della realtà delle cose..ma mi chiedo..che cosa determina l'arrivo della tristezza,cosa rende l'ambiente propizio al suo sopraggiungere?siamo noi stessi che in qualche modo la evochiamo o è regolata da ritorni periodici e quindi anche volendo non potremmo mai sottrarci al suo imporsi coatto?
Che poi quello che io definisco tristezza è in realta un mal di testa,una lotta neuronale endocranica accompagnata da momenti involontari e non controllati di riflessione su se stessi..lotta tra un accenno di voglia di fare qualcosa di costruttivo o quantomeno qualcosa di decente una buona volta e consapevolezza di non poterlo fare..e questa situazione si ristabilizza quando una delle due parti si impone sull'altra o,in casi piu rari,quando le due fazioni stanche di combattere decidono di giungere ad un compromesso. A questo punto si dovrebbe avere una situazione di parità ma non è cosi..e non è cosi perche la voglia di fare,di dare una sistemata alle cose, la buona speranza è ingenua,crede nella lealtà della..come potremmo chiamarla..apatia? rassegnazione? una sorta di menefreghismo razionale e cosciente? o forse un misto di tutte queste definizioni..?
...si fida..e sbaglia..il secondo fattore non ammette la coesistenza con qualcosa di natura opposta alla sua..e per evitare questo spiacevole inconveniente colpisce alle spalle,attacca quando meno te lo aspetti...e distrugge!!

basta mi sono rotta il cazzo...tutto questo sproloquio perchè? ..perche ho mal di testa ..è normale? ..domanda del cacchio.. vaffanculo


venerdì, giugno 23, 2006

COME PORTARE ALLA DEGENERAZIONE UN CERVELLO IPOTETICAMENTE,POTENZIALMENTE..FORSE..PROMETTENTE





NB: la presente foto è stata pubblicata, col permesso del protagonista, unicamente per mettere in risalto lo sguardo di disappunto con quanto non è stato scritto ma avrebbe potuto esserlo..







(il tema fondamentale..quello attinente al titolo,non è ancora stato trattato..forse lo faro in un secondo momento..o forse no..per ora prendetelo per vero..sulla fiducia)

Quando ero piccola,all'epoca delle elementari,quando c'erano i colloqui con i genitori,la frase che sentivo dire con piu frequenza e forse l'unica che abbia mai sentito pronunciare da parte dei prof era:"che c'è da dire,va bene,i voti sono ottimi,ma mi fa innervosire il fatto che lei riesca senza impegno,apprende subito cose che per gli altri richiedono ore di lavoro..lo sa e se ne approfitta".
All'epoca questa cosa,lo ammetto,mi faceva gongolare e non poco..ma non solo..mi fece acquisire una sicurezza di me piuttosto rilevante..e per sicurezza intendo il non avere bisogno degli altri,l'ignorare quello che le persone potevano pensare di me e dei miei comportamenti a volte strani e inusuali per una bambina di quell'età. Decisi pertanto,e credo sia stata l'unica presa di posizione della mia vita,che il mondo in cui ero costretta a vivere non mi appagava..era stretto e non meritava la mia attenzione. Cominciai in un certo senso a chiudermi in me stessa (è contraddittoria l'idea di una sicurezza espressa unicamente per se stessi?..mah forse si ma non importa) ad estraniarmi dal mondo "umano" e a rifugiarmi in un mondo senza pretese,dove tutti danno per la semplice gioia di farlo,il mondo degli animali,degli insetti (la collaborazione eccezionale delle formiche),delle piante,il mondo del particolare trascurato dove un piccolo germoglio,un fiore che spunta timido tra le erbacce costituiva per me una scoperta eccezionale...piangere per piu di un'ora accanto ad una pianta di basilico scoperta senza vita a molti può sembrare stupido,ma io ancora lo ricordo con le lacrime agli occhi...come ricordo con estremo affetto il disperato tentativo di salvare dall'annegamento due api che mi avevano appena morso sul braccio..a me..soggetto piuttosto allergico..con mia mamma che urlava trascinandomi con la forza "andiamo muoviti corriamo in ospedale" e io "aspetta non è stata colpa loro..mi sono avvicinata troppo..e aspetta mica muoio.." mmm..mi sa che sto divagando..meglio fare qualche passo indietro...
Cmq..l'idea di avere qualcosa in più degli altri e la consapevolezza anche indotta di questo mi portava ad impegnarmi sempre meno nelle cose che facevo,ottenendo ugualmente risultati accettabili e fin qui tutto bene..ma la cosa negativa sta nel fatto che col passare del tempo calava vertiginosamente l'interesse per qualsiasi cosa che..come dire..in un certo senso richiedesse competizione....vabbe altra cosa interminata..per ora abbandono..poi forse riprendo..non so..



lunedì, giugno 05, 2006

VENGHINO SIGNORI VENGHINO..BREVETTO ALL'ASTA

Mi capita a volte,spesso anzi,di isolarmi dal mondo che mi circonda,di sospendere completamente e momentaneamente le funzioni dei miei organi di senso,di sprofondare letteralmente in un mondo fatto di pensieri e ricordi che tengono poco fede alla realtà,e nell'immobilità di questa sorta di catarsi,vedere scorrere davanti i miei occhi,aperti ma non vedenti,immagini che si sovrappongono,che prendono vita,che si intrecciano e mi travolgono..un passato mai esistito,un presente irreale,un futuro irrealizzabile...
Che bella illusione,e quanti pensieri è in grado di proiettare la mente umana...tanti...troppi anche per essere solamente presi in considerazione,troppi per essere detti (le parole non sono veloci come gli impulsi elettrici che governano la mente) e troppi soprattutto per essere scritti (la penna non puo reggere il confronto).
A questo punto,sarebbe cosa molto positiva,che qualcuno volenteroso e buono di cuore,volesse realizzare un progetto rivoluzionario,un convertitore-traduttore di onde cerebrali in una qualsiasi forma comunicativa che possa essere analizzata con calma...invenzione utile soprattutto a quelli che,come me,sono dotati di una memoria labile al punto da non riuscire nemmeno a pensare nitidamente i miliardi di cose,immagini,frammenti che attraversano le loro meningi..persone che spesso si rendono conto di pensare delle cose solo quando sono gli altri a dirle..ci dovrebbe essere anche una chiave d'accesso o una porticina sepolta in qualche angolo recondito dell'encefalo,probabilmente connessa all'oblio,che ad intervalli più o meno regolari,lasci uscire dal domopack in cui è gelosamente conservata,un po di materia grigia,quel poco che basta per dire ogni tanto qualcosa d'intelligente,per ricordarsi di avere un cervello in quella protuberanza detta "capo" e soprattutto per evitare che il tutto vada in decomposizione o peggio ancora ci venga espropriato per abbandono del tetto cerebrale.